DOC: sintomi, epidemiologia e cura
Anche se i dati sull’epidemiologia siano leggermente diversi a seconda della ricerca che si prende come riferimento, si calcola che il Disturbo Ossessivo (Compulsivo e non) è un problema che affetta approssimativamente tra l’1 e il 3% della popolazione mondiale. Ciò vuol dire che di cento neonati quasi tre nel corso della vita è possibile che sviluppino un Disturbo Ossessivo. Il DOC affetta sia uomini che donne, ed ha un’alta probabilità di manifestarsi in qualcuna delle sue forme già dall’adolescenza. L’età di apparizione più frequente è attorno ai 20 anni, quasi la metà prima dei 25 e l’85% prima dei 35.
Non sentirti padrone della tua vita
Il grado di sofferenza che implica questo disturbo è realmente molto elevato, giacché le persone affettate si sentono come se non fossero “padrone delle loro vite”, come se fossero costantemente schiave delle loro idee, pensieri, immagini ripetitive, che in molti casi le obbliga a mettere in atto più e più volte comportamenti stereotipati, che hanno la funzione di permettere un sollievo momentaneo dall’ansia che sentono (compulsioni).
Qual’è il contenuto più frequente delle ossesioni?
Il contenuto dei pensieri ripetitivi varia da persona a persona, però ciò che hanno in comune è la paura che sottostà ad essi. Paura di essere omosessuale, paura di fare del male alle persone, paura di contaminarsi, paura che succeda qualcosa di brutto, paura di perdere il controllo, paura di non essere in grado di amare nessuno, paura di sentire attrazione per minori…
A volte la paura diventa così insopportabile per l’organismo che il modo che esso trova di alleviarla è necessariamente la comprovazione e l’ipervigilanza continua e ripetitiva, attraverso azioni o semplicemente reiterando i pensieri, nell’illusione di poterli controllare.
Caratteristiche comuni nelle persone che hanno un DOC
In più, con il passare degli anni la personalità della persona si va modellando in funzione dell’ansia e della paura, ed è quindi possibile identificare tratti comuni nelle -anche se non in tutte- persone che soffrono il disturbo: bisogno di perfezione (nell’ambiente e nelle relazioni), incapacità di mentire o deludere gli altri, evitazione del conflitto, bassa capacità di “dire no”, incapacità di trasgredire.
Una personalità in gabbia
in generale possiamo parlare di una personalità imprigionata in “ciò che è giusto e corretto”, poiché tutto ciò che esula da questo modello produce dubbi e paure eccessive, o, nel caso di poter in qualche momento “farsi trasportare dall’istinto”, una sensazione di colpa difficile da sopportare.
Ceme si cura il DOC?
La metodologia Analitico – Esperienziale che utilizziamo in IPITIA , creata e sviluppata dal direttore del Centro e psicologo Damián Ruiz, si basa sull’osservazione delle caratteristiche del disturbo che abbiamo descritto anteriormente, e su di essa fonda la sua idea portante: la cura del DOC deve passare necessariamente attraverso la liberazione dell’individuo dalla schiavitù della mente, del “logos”, per tornare a stabilire una connessione con quegli aspetti della vita che si sono persi o non si sono potuti sviluppare, con il “pathos” e “l’eros”, con le componenti più istintive dell’essere umano.
La metodologia non è inflessibile, e il terapeuta (precedentemente formato in IPITIA per lavorare con essa) la adatta alla sua formazione, alla sua personalità e al paziente che ha di fronte, poiché ogni caso è unico e richiede un’attenzione specifica e duttile. Ciò vuol dire che per esempio nel mio caso, se lo considero utile per la persona, mi avvalgo di esercizi corporali tipici della bioenergetica, del Mindfulness o di tecniche tipiche delle terapie comportamentali. Ciò che non cambia è il paradigma, il modo di osservare il problema, poiché si è dimostrato efficace in un numero elevato di casi (all’incirca l’80%). È opportuno precisare anche che la terapia implica la realizzazione di una serie di attività esterne, precedentemente concordate con il paziente, fondamentali per ottenere i risultati sperati.
Una trasformazione personale
La trasformazione personale che implica per i paziente lavorare con la metodologia Analitico-Esperienziale lo porta gradualmente ad una liberazione ed integrazione di quegli aspetti di se stesso che sono rimasti occulti al di sotto degli strati di paura ed ansia prodotti dalle ossessioni e le compulsioni.
Per concludere, vorrei aggiungere che mi sento orgoglioso di poter lavorare con questo metodo, e di avere l’opportunità di osservare i progressi delle persone e il loro graduale allontanamento dalla sofferenza. In IPITIA pensiamo che è possibile ottenere qualcosa di più che la semplice gestione dei sintomi del DOC, che è possibile tornare ad avere una vita piena ed appassionata, che questo è proprio il cammino corretto per sconfiggere le ossessioni, ed ogni giorno lavoriamo per riuscirci.
Psicologo Clinico
IPITIA