Programma Intensivo di Gruppo
Il Programa Intensivo di Gruppo è una terapia di 3 giorni (dal venerdì alla domenica) in cui lavoriamo sui singoli casi dei partecipanti in gruppo con l’obiettivo di individuare quegli elementi scatenanti che hanno portato allo sviluppo del DOC. Questo è essenziale per creare le condizioni interne di predisposizione al cambiamento.
Questo programma è diretto da Damián Ruiz, direttore di IPITIA, con l’assistenza dei membri dell’équipe di psicologi e monitor specializzati in attività motorie del centro. Questo programma è per persone di età superiore ai 18 anni.
In esso, cercheremo le chiavi per il miglioramento e le possibili attività esterne che possono facilitare il miglioramento del disturbo per ciascuno dei partecipanti. Inoltre, effettueremo esercizi di gruppo sia verbali che fisici che aiutano a comprendere e, in qualche modo, a sbloccare la parte istintiva e l’espressione emotiva che, nella maggior parte dei casi, accompagna questo disturbo.
L’obiettivo è lasciare l’intensivo con un’idea chiara, a livello individuale, di cosa sta accadendo, perché sta accadendo e cosa si può fare per migliorare.
Per chi lo desidera si può essere anche individuale.
Cos’è il programma intensivo di gruppo?
Il gruppo intensivo si svolge in 3 giorni (dal venerdì alla domenica), durante i quali l’obiettivo principale è il lavoro di sblocco del sistema nervoso, intrappolato nei pensieri reiterati, nell’esecuzione di rituali mentali e/o fisici e nell’ansia. In breve, la paura. In questa fase di sblocco, i pazienti sono totalmente immersi in un programma che esplora e attiva tutte le aree della personalità umana, sia mentale che fisica.
Gli psicologi di IPITIA e una serie di professionisti specializzati in diverse aree guidano i pazienti verso l’attivazione degli elementi repressi del sistema nervoso, il cui sblocco costituisce il punto di partenza dei futuri miglioramenti riguardanti la riduzione dei sintomi ossessivi.
Una combinazione di elementi analitici ed esperienziali si uniscono in modo intensivo dando origine ad un’esperienza terapeutica indispensabile per introdurre i cambiamenti necessari alla riduzione dell’ansia.
Fondamenti teorici del gruppo intensivo
Il metodo IPITIA è una metodologia Analitico-Esperienziale perché inizia con una profonda esplorazione analitica delle cause del problema. Da lì, psicologo e paziente traggono una serie di risposte basate su esperienze reali che sbloccano il sistema nervoso della persona, preparandola ad affrontare una vita senza sintomatologia.
La psicologia analitica di Carl Gustav Jung e l’etologia (lo studio del comportamento animale) sono i nostri principali riferimenti nella fase di analisi e d’intervento, poiché rappresentano i fondamenti teorici e la base dell’efficacia della nostra metodologia. Tuttavia, integriamo anche elementi della Psicosociobiologia di Theodore Millon, l’Analisi Bioenergetica di Alexander Lowen e altri riferimenti.
Di norma, le diverse correnti psicologiche propongono una certa visione dell’essere umano e, in quell’ottica, trattano tutti i tipi di disturbi. La nostra metodologia segue il processo inverso: partendo dalla necessità di trovare la migliore risposta al DOC, sfruttiamo gli elementi più efficaci di ogni corrente nel momento più appropriato del trattamento. Si tratta quindi di un approccio integrativo basato sul trattamento specifico dei disturbi d’ansia.
Durante i 5 giorni di trattamento intensivo, gli psicologi di Ipitia conducono il paziente attraverso una profonda esplorazione, sia narrativa che simbolica, della sua vita e dei fattori che hanno determinato lo sviluppo e il mantenimento del DOC. Questo si alterna ad esercizi pratici, sia fisici che teorici, e al superamento di sfide ed esperienze reali che permettono lo sblocco di questi fattori.
L’analisi e l’esperienza si combinano continuamente durante il programma intensivo al fine di ridurre l’ansia responsabile delle ossessioni e delle compulsioni, nonché per individuare ed iniziare a sbloccare quegli elementi della vita del paziente che fanno perdurare il problema.
Perché il gruppo ?
La Terapia Intensiva di Gruppo è una modalità terapeutica che può, in un alto numero di casi, rappresentare uno strumento fondamentale e spesso indispensabile nel processo di riduzione dell’ansia responsabile di ossessioni e compulsioni.
In un contesto di gruppo, emergono elementi completamente diversi rispetto a quelli di un contesto di dualità, e si attivano anche aspetti neurobiologici su cui è impossibile lavorare direttamente nella terapia individuale.
In IPITIA lavoriamo da sempre all’idea di una Terapia Immersiva, che comprenda tutti gli aspetti dell’essere umano, con l’obiettivo di riportare la persona alla vita. E non c’è vita senza contatto e scambio con altre persone.
Come diceva Aristotele, l’essere umano è un “animale sociale”: se non aiutiamo le persone a svilupparsi naturalmente negli ambienti sociali, alcuni elementi della loro psiche rischiano di rimanere intrappolati nella paura, impedendo alla persona di entrare in contatto con molti aspetti della sua primaria natura; e così finiscono per vivere una vita mentale (ossessioni, compulsioni, dubbi continui).
L’importanza del gruppo nella fase di sblocco del sistema nervoso
Come già detto, l’aspetto sociale del disturbo ossessivo è di fondamentale importanza nel suo sviluppo, nel suo mantenimento e, quindi, nella sua possibile cura. In particolare, approfondiremo alcuni degli aspetti che consentono alla Terapia di Gruppo di avere un’influenza determinante sul miglioramento del paziente e sulla riduzione progressiva dei sintomi ossessivi.
– Ossessioni diverse, personalità simili. Anche se siamo ben consapevoli che ogni caso è diverso e ogni storia è unica, grazie alla nostra ricerca ed esperienza clinica siamo stati in grado di isolare fattori di personalità ed episodi vissuti che ricorrono molto frequentemente nelle persone che hanno sviluppato un disturbo ossessivo. Durante la terapia di gruppo, i partecipanti si rendono conto che, pur avendo ossessioni completamente diverse dagli altri pazienti, condividono tratti di personalità, paure della vita, interpretazione del rischio, storie familiari. In questo modo, il sintomo perde importanza, mentre acquistano importanza quegli elementi su cui bisogna lavorare e sbloccare veramente per iniziare a superare un disturbo ossessivo. La metodologia di Ipitia non prevede di intervenire sui sintomi, bensì sulle loro cause, e nella terapia di gruppo diventa chiaro il perché.
– Lo sguardo degli altri. La stragrande maggioranza dei pazienti con un disturbo ossessivo si preoccupa di “cosa diranno gli altri” o “cosa penseranno gli altri”. Tendono a reprimere comportamenti, pensieri o desideri in base a ciò che credono che gli altri si aspettino da loro. È come se lo sguardo degli altri si insinuasse nella loro coscienza e avesse il potere di condizionarli dall’interno. Lavorare in gruppo, in un ambiente sicuro, sotto la supervisione di uno psicologo esperto, offre la possibilità di intervenire direttamente su questo meccanismo disfunzionale. Acquisire più libertà dallo “sguardo degli altri” è uno degli obiettivi del gruppo intensivo.
– Norme sociali e Overself. Alla nascita, il bambino non ha coscienza del mondo esterno, risponde solo ai suoi istinti di base. Con gli anni e il contatto prima con i genitori e poi con il mondo esterno, il bambino si forma un’idea di cosa è “giusto” e cosa è “sbagliato”, di cosa dire e cosa non dire, in breve, di quali sono le norme sociali. Questo insieme di credenze e norme è stato chiamato “Overself” da alcuni psicologi. A causa degli eventi della vita, l’Overself dei pazienti con disturbo ossessivo tende ad essere molto rigido, punitivo e limitante, così che la parte più istintiva/impulsiva va perdendo intensità nel tempo. Lavorare in gruppo rende questo insieme di convinzioni più flessibili, ridefinendo il concetto di libertà e trasgressione in un ambiente sociale, provocando così la riduzione dell’ansia responsabile di ossessioni e compulsioni.
– La solitudine del TOC. Molte persone con un disturbo ossessivo hanno vissuto una solitudine estrema nel corso degli anni. A volte le paure sono “inconfessabili”, creano vergogna e fanno sentire deboli. Molti dei nostri pazienti non si sentono compresi da nessuno e finiscono per nascondere a tutti sia la malattia che gli stati d’animo ad essa associati. La terapia di gruppo aiuta ad alleviare questa sofferenza perché è possibile incontrare persone con storie simili che stanno lottando per superare il problema, per capire che quello che gli sta succedendo non è “raro” e sentire che esistono soluzioni. Incontrare una persona che è più avanti nel percorso terapeutico e fornire supporto durante la terapia permette di prendere coscienza dei progressi fatti, e incontrare una persona che è più avanti permette di vedere che c’è speranza. Questo incontro è necessario e positivo in ogni caso ed è uno degli scopi della terapia di gruppo.
– Rete di supporto. I pazienti con un disturbo ossessivo spesso si sentono soli, non solo per quanto riguarda il problema ossessivo. Anche se non è obbligatoria, la terapia di gruppo offre la possibilità di realizzare una rete di sostegno che in molti momenti può essere estremamente utile quando si tratta di formulare idee, assumere nuove abitudini e aperture ad ambienti sociali nuovi.
– Specchio sociale. Le persone che ci circondano nella nostra vita quotidiana tendono ad avere un’idea ben precisa di noi. Così come è difficile cambiare, è anche difficile per gli altri vedere e accettare i nostri cambiamenti. Questo modo di “incasellare” le persone è una tendenza naturale in qualsiasi ambiente, ma è anche una tendenza che rende difficile cambiare e far emergere le parti della personalità che devono essere liberate per superare TOC. La terapia di gruppo offre la possibilità di un nuovo “specchio sociale”, in cui costruire se stessi in un modo diverso, più libero, più connesso con l’essenza, e spogliato dei pregiudizi dell’ambiente a cui il paziente è abituato, per poterlo fare, in seguito, in qualsiasi momento della sua vita.
– Un ponte tra la terapia individuale e la vita reale. Uno degli obiettivi di qualsiasi Terapia Individuale è che il paziente arrivi a sviluppare la capacità di trasferire il suo apprendimento alla sua vita quotidiana, con la conseguente realizzazione di un diverso stile di vita. A volte il salto tra la terapia individuale e la “vita reale” è complicato e fa paura. Un gruppo terapeutico rappresenta simbolicamente una piccola porzione del mondo là fuori, che è quello che il paziente vuole e che deve imparare a vivere senza paura se vuole ridurre l’ansia che sta alla base delle ossessioni. Per questo motivo, la Terapia di Gruppo come la intendiamo in Ipitia costituisce un ponte tra ciò che il paziente elabora individualmente con il suo psicologo e la sua vita fuori dalla Terapia, poiché tutti gli elementi della vita reale sono sperimentati in modo simbolico, raffigurati dagli altri partecipanti, ed è per questo che suggeriamo la partecipazione a questo programma.
Come sarà il programma intensivo di gruppo
Gli psicologi di IPITIA e gli esperti professionisti di diverse discipline collaborano sotto la supervisione del Team Direttivo per offrire un’esperienza entusiasmante di sblocco, esperienza e analisi. Quindi, sebbene la flessibilità del programma intensivo sia un elemento fondamentale per la sua efficacia, ci sono elementi concettuali che costituiscono la sua struttura, i quali, sebbene possano variare nel contenuto, nel tempo e nella durata, sono sempre presenti:
-Analisi e diagnosi dei fattori causali e di mantenimento. Il lavoro analitico e diagnostico è fondamentale per conoscere in profondità le aree deficitarie la cui attivazione e sviluppo porterà ad una riduzione dei conflitti interni che causano ansia. In ogni giorno del Programma Intensivo ci sono ore dedicate all’esplorazione e all’analisi di queste aree: la ragione è che costantemente, in conseguenza dell’intensità degli esercizi e dell’attivazione degli stimoli che forniamo quotidianamente, emergono nuovi elementi che devono essere elaborati. Il gruppo offre la possibilità di comprendere e sperimentare che, indipendentemente dalle differenze di ognuno nella sintomatologia ossessiva, i fattori causali risiedono in parti di personalità represse comuni a tutti i partecipanti.
-Attivazione simbolica. Questo strumento rappresenta e introduce alla connessione tra la vita interiore (emozioni, credenze) e la vita esteriore (comportamenti, atteggiamenti). Durante le ore di attivazione simbolica, sotto la direzione di Damián Ruíz, i pazienti affrontano le loro paure in modo nuovo, forte ed efficace. L’obiettivo è quello di ampliare lo spazio psichico del paziente e di lavorare sugli elementi repressi attraverso rappresentazioni simboliche dei traumi, sugli elementi repressi e consentire il loro superamento.
-Attivazione istintiva. Una delle emozioni più frequentemente represse e meno espresse nei pazienti DOC è la rabbia, o meglio, l’istinto combattivo. L’istinto combattivo si riferisce alla capacità di lottare per ciò che vogliamo, di esprimere opinioni dissonanti, di dire no. Non è una metafora, è una realtà biologica: il soffocamento di tali elementi è causa di nevrosi che possono diventare ossessive. Ma questo si può “allenare”.
-Attivazione emotiva. Una delle caratteristiche che le persone che soffrono di DOC di solito presentano è la scarsa capacità di esprimere ciò che sentono. Facilmente le emozioni negative, i pensieri trasgressivi, la leggerezza e persino la felicità possono diventare ansia. Attraverso tecniche derivate dal teatro e dallo psicodramma, un professionista del settore guiderà i pazienti attraverso rappresentazioni di tutto ciò che non sono stati in grado di esprimere fino a quel momento, con l’obiettivo di accedere a queste realtà e trasferirle in un secondo momento alla loro vita.
-Attivazione del corpo. È molto raro che i pazienti con DOC abbiano un rapporto disinvolto con il proprio corpo. La rigidità diventa una barriera non solo mentale, ma anche corporale. Sia in termini di auto-giudizio che di mancanza di libertà di movimento. Con tecniche derivate dalla danza, dalla danza africana e dal movimento libero, un professionista specializzato aiuterà i pazienti a “sentire” il proprio corpo e ad esprimere i loro movimenti. Non si tratta di ballare, si tratta di sentire e accompagnare il movimento dall’istinto primario, senza che la mente intervenga ad ostacolare questo processo, che è ciò che in molti casi il sistema nervoso di una persona con DOC non permette.
Recupero progressivo dell’istinto
Gli strumenti terapeutici sopra citati variano nel contenuto e nei tempi nel Programma Intensivo Individuale, ma sono specificamente progettati per preparare progressivamente la persona a recuperare l’attivazione adattativa biologica (Istinto) che è assente o carente in chi soffre di DOC. Accompagniamo i pazienti dalla parte più profonda di se stessi alla vita reale, attraverso un percorso incentrato sulle sfide del presente e del futuro e non sulla malattia.
Utilizzando una metáfora tratta dal libro di Damián Ruíz (Liberare il primate, salvare la principessa.), è come accogliere un animale ferito, cercarecdi scoprire ciò che gli sta succedendo (Analisi), e addestrarlo (Attivazione) per poi restituirlo al suo habitat naturale, prima accompagnato (Terapia individuale), e poi, una volta recuperato il suo istinto, da solo (Pianificazione degli obiettivi). Questo è quello che chiamiamo l’approccio etologico. E non siate sorpresi nè scandalizzati per la metafora: condividiamo il 98,5% del nostro DNA con le scimmie.
Efficacia
Forza
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